La Legge slovena sulla Riparazione dei Torti – il commento del quotidiano di Lubliana DELO


Dopo mesi di silenzio della stampa Slovena circa la LEGGE SULLA RIPARAZIONE DEI TORTI il quotidiano DELO dà ampio spazio con degli interventi proprio a ridosso di un imminente vertice bilaterale Italia-Slovenia Traduzione dell’articolo pubblicato dal quotidiano sloveno Delo il 18/3/2016 a pag. 1 La controversa riparazione dei torti – di Boris Šuligoj Gli esuli dell’Istria slovena, attraverso avvocati sloveni, stanno presentando, in gran numero, richieste per ottenere indennizzi sulla base della legge sulla riparazione dei torti, approvata 20 anni fa. Lo Stato sloveno approva questi indennizzi. L’avvocato triestino Peter Mocnik ritiene che c’è confusione in quanto la legge era rivolta soprattutto ai perseguitati politici, mentre ora si richiamano ad essa numerosi esuli. Secondo i dati delle tre Unità amministrative, che comprende i comuni costieri, l’anno scorso hanno chiesto certificati di nascita oltre mille esuli, adempimento non necessario in quanto i documenti dovevano essere acquisiti dallo Stato sloveno. Pertanto la cifra “oltre mille” naturalmente non è definitiva. Quando nell’autunno scorso l’assalto degli esuli italiani e dei loro rappresentanti agli sportelli dell’amministrazione statale raggiunse l’apice. Il Ministero della Giustizia si affrettò a chiarire che gli indennizzi, secondo tale legge non erano rivolte agli optanti, che decisero da soli a trasferirsi dall’Istria, bensì agli istriani che fuggirono in Istria a causa delle violenze comunisti nei loro confronti, cioè per i perseguitati politici. Proprio qui è nata la confusione segnalata dall’avvocato Peter Mocnik di Trieste. La legge consente che, in mancanza di prove, ognuno può dimostrare, con testimoni, di essere stato perseguitato. Secondo i dati delle organizzazione degli esuli sono oltre 2000 le richieste di questo genere. Al riguardo, il presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota, dichiarò tempo fa da Trieste per TV Slovenia: “Sono molto grato alla Repubblica di Slovenia per questa legge e per la sua integrazione in quanto alle vittime delle persecuzioni riconosce la corresponsione di indennizzi equi”. “Ritengo che il legislatore sloveno dovrebbe obbligatoriamente elaborare un’interpretazione molto dettagliata su cosa definisce la legge sulla riparazione dei torti. Ora infatti la maggior parte degli esuli afferma di essere stati perseguitati politici e che avevano subito minacce da parte dei comunisti; al riguardo non lesinano con ‘prove’ di vario genere”, ha affermato Mocnik. Dagli uffici statali non siamo riusciti ad avere il numero esatto del numero degli aventi diritto e della somma finora a loro corrisposta. Secondo le valutazioni di Trieste gli aventi diritto sarebbero 8.000 ed ad essi sarebbero stati rivolti 70 milioni di euro. Traduzione dell’articolo pubblicato dal quotidiano sloveno Delo il 18/3/2016 a pag. 3 Stanno dimostrando in massa di essere stati perseguitati politici – di Boris Šuligoj La Slovenia sta versando a cittadini italiani indennizzi derivanti da persecuzioni politiche, cosa che potrebbe essere controversa. L’avvocato triestino Peter Mocnik, ad esempio, ritiene che si tratta di indennizzi ingiustificati in quanto la disciplina sulle prove delle persecuzioni politiche è molto elastica e non chiara. Pertanto propone un’interpretazione obbligatoria della legge. La legge sulla riparazione dei torti è entrata in vigore nel 1997 ed offre la possibilità di corrispondere gli indennizzi a tutti coloro che fra il 1945 ed il 1990 avevano subito torti nell’area dell’attuale Repubblica di Slovenia. Il Ministero della Giustizia ha precisato che gli optanti o esuli, in base alla dichiarazione di opzione per la cittadinanza italiana e, di conseguenza, del trasferimento, non rientrano fra gli aventi diritto ai sensi della legge sulla riparazione dei torti.

Ciò in quanto, dopo la loro decisione di optare per la cittadinanza italiana, si trasferirono come cittadini italiani, conformemente ai trattati internazionali. “La commissione governativa decide solamente sullo status e sul diritto all’indennizzo, mentre la deliberazione sull’ammontare dell’indennizzo e la corresponsione viene effettuata dalla Holding slovena di Stato (SSH o “superholding”), conformemente alla legge sulla corresponsione degli indennizzi alle vittime delle violenze belliche e post-belliche: secondo tale legge l’indennizzo più alto per singolo avente diritto non deve superare 8.345 euro. Secondo alcune valutazioni sono state finora evase da 400 a 500 richieste di esuli istriani, ora cittadini italiani.

È vero anche che la maggior parte delle richieste riguarda più aventi diritto (probabilmente intere famiglie) e, secondo certe valutazioni, tale numero potrebbe essere moltiplicato per tre o quattro”. Secondo la legge, gli aventi diritto allo status sono soprattutto gli ex carcerati, le vittime degli eccidi e i relativi parenti. Successivamente, in base ad un parere giuridico emesso dall’Ufficio governativo per gli affari legislativi, è stato aggiunto che la parte poteva dimostrare di essere perseguitato politico anche con l’indicazione di due testimoni. Mocnik: Si tratta di indennizzi doppi Secondo i dati delle organizzazioni degli esuli che operano in Italia, fino all’autunno scorso a percepire indennizzi sono stati oltre 2000 italiani, soprattutto dall’Argentina. Solamente nell’ottobre scorso, attraverso le organizzazioni che hanno raccolto sistematicamente documentazione e testimoni, hanno fatto richiesta di indennizzo 900 esuli. L’avvocato triestino Peter Mocnik ritiene che la prassi slovena è del tutto inaccettabile e che si tratta di una corresponsione doppia degli indennizzi. Infatti l’Italia e la Jugoslavia con gli Accordi di Osimo e successivamente con l’Accordo di Roma (1983) concordarono che l’Italia, invece dei danni di guerra, cedeva alla Jugoslavia gli immobili degli esuli italiani; in cambio degli immobili nella Zona B la Jugoslavia doveva invece versare all’Italia 110 milioni di dollari di indennizzi. Il Ministero degli Esteri ha fatto presente che si tratta di indennizzi per danni materiali (per i beni ceduti), mentre ben altra cosa sono gli indennizzi secondo la legge sulla riparazione dei torti. “Si tratta di indennizzi di diverso tenore che non si cumulano e che non si escludono”, ha sottolineato il Ministero sloveno degli Esteri. Depositati 100 milioni di dollari Peter Mocnik afferma che i due indennizzi sono connessi fra di loro proprio a causa della confusione in merito alla definizione delle ragioni che hanno portato al trasferimento. Secondo il Trattato di Pace di Parigi dall’area dell’attuale Slovenia si trasferirono 27.000 optanti e un numero imprecisato di profughi. La Slovenia si fece carico della successione dell’Accordo di Roma in modo che il 3 gennaio 2002 all’attuale Commerzbank in Lussemburgo versò, a titolo di indennizzo, il 70% della somma concordata fra l’Italia e la Slovenia. Il restante 30% doveva essere versato dalla Croazia, cosa che però non fece. Non siamo riusciti ad avere quanti soldi sono depositati esattamente su tale conto; secondo alcune stime la cifra ammonterebbe, assieme agli interessi, ad almeno 100 milioni di dollari. L’Italia per diverse ragioni non è disposta a prelevare questa somma. In parte si richiama alla Croazia per il fatto di non aver saldato la sua quota e in parte alle organizzazioni degli esuli, le quali affermano che si tratta del loro denaro e che lo Stato dovrebbe ripartirlo. Poiché l’Italia non ha ancora prelevato il denaro, non ha provveduto ancora ad adempiere all’accordo per cui, dal punto di vista politico, continua ad insistere sui conti non saldati con la Slovenia.

Alla domanda su come la Slovenia intende risolvere questo problema con l’Italia, il Ministero degli Esteri ieri non ha fornito una risposta. Un terzo indennizzo? “Quando gli esuli italiani appresero della possibilità di acquisire un altro indennizzo, alcuni di essi mi chiesero di rappresentarli, ma questo intenzionalmente non ha voluto fare. Gli esuli italiani tempo fa ricevettero dall’Italia già un indennizzo per i beni abbandonati: alcuni ricevettero somme alte, la maggior parte invece somme molto basse. Un secondo indennizzo viene da loro ricevuto ora dalla Slovenia. Sono ancora in attesa del denaro depositato in Lussemburgo. Ora la maggior parte degli esuli afferma, esibendo prove, di essere stati vittima del regime comunista. I tribunali italiani non avrebbero mai deciso così come in questi casi stanno decidendo i tribunali sloveni. Credo che nella legge slovena quasi tutti gli esuli siano equiparato con i perseguitati. Questo non dovrebbe essere consentito dai tribunali sloveni”, ha spiegato Mocnik.   Traduzione del commento pubblicato dal quotidiano sloveno Delo il 18/3/2016 a pag. 1 Il mercato degli scheletri– di Boris Šuligoj Che senso ha riparare i torti oltre mezzo secolo dopo il fatto avvenuto e dopo che, per esempio, tale persona da un pezzo non è più fra i vivi? Ha senso che i torti vengano riparati da persone che non hanno alcuna attinenza con i responsabili di essi in modo che gli indennizzi vengano ottenuti da terzi? Per quale motivo vengono riparati i torti solamente a coloro che si destreggiano bene nei labirinti delle pastoie giuridiche? Perché solamente da una parte del confine? Perché solo dal 1945 e non dal 1920 quando ad esempio fu incendiato il Narodnidom di Trieste? Come può essere riparato un torto connesso alla modifica dei nomi, alla soppressione della cultura e della base economica di un popolo? Con diecimila euro? La legge sulla riparazione dei torti è rivolta a coloro che sono in vita, insomma ad altre persone, soprattutto per il fatto che questo o quell’altro gruppo ottenga maggiore potere o una posizione politica. Domanda: in che maniera 40 anni fa, quando vennero redatti gli Accordi di Osimo, vennero valutati i danni di guerra italiani in Jugoslavia e in che maniera venne calcolato che ammontavano esattamente a 110 milioni di dollari in meno rispetto ai beni abbandonati nella Zona B dai cittadini italiani che se ne andarono? Ma allora quanto vale la parte slovena di Trieste in questo diabolico mercato di scheletri? La Slovenia in tutto questo tempo sta adempiendo in maniera ubbidiente a tutti i compiti che riceve, mentre i suoi vicini… come pare a loro. E così succede che la vittima corrisponde gli indennizzi a colui che l’ha attaccata e che lo Stato italiano ha mille scuse per non ricevere gli indennizzi già concordati in Lussemburgo e chiuda definitivamente le vecchie ferite.  In queste circostanze continua a riemergere la retorica revanscista.  Gli sloveni continuamente stanno dimostrando di non comprendere come funziona il mondo e di come sono piccoli quando hanno un atteggiamento servile nei confronti dei più consapevoli vicini? Evidentemente rientra nella psicologia di un piccolo popolo: di dimostrare tutto il tempo di essere pari agli altri in quanto sa di essere uguale al servo descritto nelle opere di Cankar.