Revoca delle onorificenze al Maresciallo Tito – Lettera al Piccolo mai pubblicata


Sulla revoca delle onorificenze al Maresciallo Tito, argomento dibattuto in questi giorni dalla stampa e riesumato da una proposta dell’assessore regionale alle Politiche comunitarie e corregionali all’estero del Friuli-Venezia Giulia Paolo Roberti, la FederEsuli ha espresso un suo commento con una lettera inviata il 23 agosto 2018 al quotidiano Il Piccolo, mai pubblicata dal giornale e di seguito riportata.

Egregio Direttore,

Le scrivo in merito all’articolo pubblicato dal Suo giornale il 21 agosto u.s. dal titolo “Una mozione per revocare le onorificenze al Maresciallo Tito” riportato anche al link.

Desidero aggiungere un frammento di informazione, nota nel mondo dell’Esodo giuliano-dalmata e meno diffusa, invece, nel mondo della società civile e della politica in particolare.

Il 20 maggio 2013 scrivevo come presidente, allora, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per chiedere la revoca dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI), conferita a Tito ed assegnata con decreto del 2 ottobre 1969 (Le allego la lettera: Richiesta revoca onorificenza Tito).

Il Presidente, per mano del Segretario Generale Donato Marra rispondeva solo otto giorni dopo (ciò a dimostrazione della sensibilità della Presidenza di allora sulle tematiche inerenti l’Adriatico orientale a cavallo della Seconda Guerra mondiale), precisando che per dare seguito alla richiesta avanzata dalle Associazione degli Esuli era necessario emendare l’attuale legge (Le allego anche la risposta: Risposta richiesta revoca onorificenza Tito).

Si trattava di un’indicazione politica molto chiara. In pratica la risposta del Quirinale era: per modificare la legge è necessario che qualcuno attivi l’iter parlamentare.

Ebbene, da quella data abbiamo dialogato con decine di parlamentari (indistintamente: di sinistra, di centro e di destra) chiedendo ad ognuno di questi di farsi carico della calendarizzazione della modifica di legge necessaria per la revoca delle onorificenze assegnate dalla Repubblica Italiana non solo a Tito, ma anche ad altri soggetti inadeguati e non più in vita.

Ma la risposta della politica, al di là dei proclami, è stata sempre latitante su questo punto. In fin dei conti lo schema che emerge da questa esperienza è sempre il medesimo: dopo gli annunci, non segue un’azione pragmatica volta a sanare torti e diritti negati da una vita. Vale per la revoca del titolo OMRI a Tito come per il mancato ‘giusto ed equo indennizzo’ per i nostri beni privati, utilizzati dallo Stato italiano per ripagare il suo debito di guerra con la ex-Jugoslavia.

Usare in maniera strumentale la storia drammatica di chi ha vissuto la stagione delle Foibe e poi dell’Esodo (stagione che continua in forma diversa nelle nuove generazioni che fanno proprio il senso identitario), non fa venire meno in noi l’impegno nel lavoro volontario della nostra gente, desiderosa di trasferire la Memoria come monito per le generazioni future e desiderosa, altresì, di battersi per diritti ancora oggi negati a quella parte di popolazione italiana da noi rappresentata.

Antonio Ballarin

Presidente FederEsuli