Benvenuti sale sul ring e dà una lezione ai negazionisti delle Foibe. «Certe storie non si possono dimenticare»
I negazionisti delle foibe devono fare i conti con Nino Benvenuti. Esce l’autobiografia a fumetti del campione di boxe. Benvenuti racconta il suo esodo e il dramma degli istriani. Il volume autobiografico a fumetti si intitola Il mio esodo dall’Istria (Ferrogallico). Ed è firmato da Benvenuti e Mauro Grimaldi, i disegni sono di Giuseppe Botte. L’autobiografia di Nino Benvenuti è il racconto di un ragazzo e del suo sogno, ma, anche, di un dramma… Quello degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia costretti all’esodo, dopo la Seconda guerra mondiale, per sfuggire alle terribili violenze, agli omicidi, agli infoibamenti scatenati dalle truppe comuniste jugoslave di Tito.
Foibe, il fumetto di Nino Benvenuti
Un dramma che ancora oggi molti a sinistra tentano di oscurare e negare. Molti gettano fango e tirano in ballo demagogicamente il fascismo e le responsabilità degli istriani. Una risposta a tante becere falsità e menzogne arriva da Nino Benvenuti. Benvenuti, che è istriano, diventa il simbolo del riscatto: la sua indimenticabile conquista della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma 1960 rappresenta una vittoria per sé e per la sua gente. Scrive: «Ci sono storie che non si possono dimenticare. La mia è una di quelle. Di un popolo intero. Cacciato, umiliato, calpestato, strappato dalla propria terra senza che nessuno, dico nessuno, abbia alzato un dito per difenderlo».
Il dramma di un popolo dimenticato
È il dramma, quello che Benvenuti racconta, «di un popolo dimenticato, la cui storia è stata oscurata per anni, cancellata dai libri di storia, negata. Solo la forza di chi non ha mai abbassato la testa – di chi nonostante tutto, ha conservato la propria dignità, di chi non si è mai arreso – ha ridato voce a tutti noi istriani, fiumani e dalmati, anzi italiani. Sì perché lo eravamo prima e lo siamo oggi. Italiani». Benvenuti ribadisce: «Nessuno di noi ha mai cessato di esserlo e questo vorrei gridarlo a chi, al nostro rientro forzato in Italia, ci ha accolto con insulti, con offese, con brutalità. A chi per oltre mezzo secolo ha negato le migliaia di morti, le violenze, le foibe. A chi, ancora oggi, nega. Io non ho mai dimenticato. Chi sono, da dove vengo, le mie origini. Mi chiamo Nino, Nino Benvenuti. Questa è la mia storia».
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