La fiumanità di Guido Gerosa, giornalista di altri tempi


Si respirava fiumanità mercoledì 10 maggio alla Sala Pirelli del “Pirellone”, il grattacielo milanese che è sede della Regione Lombardia, grazie alla conferenza “Guido Gerosa. L’uomo con la macchina da scrivere”, organizzata dal Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia in collaborazione con l’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio e con il patrocinio della Regione Lombardia, della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati e del Comune di Milano. Nato a Fiume nel 1933, Gerosa è stata una delle firme più importanti del giornalismo italiano (La NotteEpocaL’Europeo e Il Giorno furono le testate con cui collaborò), soprattutto come corrispondente dall’estero, anche se la sua passione per il cinema lo aveva portato a scrivere inizialmente di critica cinematografica.

Ha fatto gli onori di casa Carlo Borghetti, consigliere regionale membro dell’ufficio di presidenza del Consiglio, il quale ha non solo ricordato l’impegno dell’ente per la conoscenza della storia del confine orientale, con particolare riferimento al concorso scolastico che viene organizzato ogni anno, ma ha anche portato il saluto dell’On. Maria Pia Garaviglia, Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani. Mauro Piazza è quindi intervenuto in rappresentanza della Giunta regionale, riconoscendo l’importanza dell’opera di Gerosa, il quale è stato simbolo di un giornalismo autorevole che faceva bene alla politica e di cui si sente la mancanza.

Il Presidente nazionale dell’Anvgd, Renzo Codarin, ha ringraziato Claudio Giraldi e Annamaria Crasti (presidente e vicepresidente dell’Anvgd Milano rispettivamente) per l’impegno profuso nella realizzazione di questo appuntamento e ha successivamente ricordato la proficua sinergia tra Regione Lombardia e l’associazionismo della diaspora adriatica, a partire dal concorso scolastico per giungere all’evento odierno passando per la collaborazione nell’organizzazione della scuola estiva di storia del confine orientale per docenti al Vittoriale. Ancora a nome degli esuli, Franco Papetti ha ricordato come l’Afim – Lcfe da lui presieduta abbia intrapreso un percorso finalizzato alla riscoperta ed alla valorizzazione dei fiumani che si sono fatti apprezzare successivamente all’esodo, evidenziando che Gerosa era figlio di un ufficiale del Regio Esercito e di Egle Smoquina, appartenente ad una delle famiglie più importanti di Fiume.

Caterina Spezzano, dirigente del Ministero dell’Istruzione del Merito, ha poi ripercorso le tappe che hanno contraddistinto la crescita del Tavolo di Lavoro MIM – Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, organismo nato nello spirito della legge istitutiva del Giorno del Ricordo per ampliare ed approfondire a livello scolastico la storia dell’italianità adriatica e che ha da poco realizzato le importantissime linee guida per la didattica della frontiera adriatica.

Lo storico Gianni Oliva ha aperto gli interventi riconoscendo i grandi meriti di Gerosa come autore di opere di divulgazione storica ben documentate, accurate e di facile lettura, pensando soprattutto alle biografie di Carlo V, di Napoleone e del Re Sole. Capace di spaziare su argomenti ed epoche differenti, Gerosa aveva affinato la sua ampia preparazione poiché proveniva da Fiume «una città di frontiera, cioè al centro di un’area vasta in cui si incrociano lingue, popoli e culture e non di confine, che segna una divisione netta». Dopo aver constatato che 20 anni fa un convegno su Gerosa ne avrebbe riconosciuto i grandi meriti professionali, ma avrebbe sorvolato sulle sue origini fiumane che erano invece al centro dei lavori di questo incontro, Oliva ha quindi svolto una rapida ma preziosa carrellata sulle vicende di Fiume nel Novecento.

«Conobbi Gerosa quando venne nel mio monolocale di studente – ha quindi proseguito Giordano Bruno Guerri, Presidente della Fondazione Il Vittoriale – per intervistarmi riguardo il mio primo libro, che era lo sviluppo della mia tesi di laurea su Bottai e la cultura fascista. Volle conoscermi, vedere come vivevo e dalla nostra chiacchierata ne venne fuori un articolo in cui fu lui a strutturare in maniera efficace domande e risposte». Guerri, dopo aver ammesso il dispiacere per non aver mai parlato con Gerosa di Fiume, città alla quale ha poi dedicato gran parte dei suoi lavori e studi, ha voluto però «dedicare alla sua memoria la traslazione avvenuta 3 anni fa della salma del Senatore Gigante, infoibato dai titini, al Vittoriale nell’arca che Gabriele d’Annunzio aveva preparato per lui come per altri suoi compagni della spedizione fiumana».

Il moderatore dell’incontro, il giornalista Diego Zandel, nato in un campo profughi in una famiglia di esuli fiumani, ha quindi ricordato che dopo aver abbandonato Fiume nel 1944 assieme ai nonni a causa dell’imperversare dei bombardamenti angloamericani che poi in effetti avrebbero distrutto anche casa sua, Gerosa non fece più ritorno sulle rive del Carnaro.

Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera, ha iniziato a delineare i contorni di Gerosa giornalista: «Nonostante la differenza di età, eravamo grandi amici, forse perché eravamo simili – ha spiegato Ferrari – ma devo ammettere che con lui ho parlato di Fiume soltanto perché una ragazza di cui mi ero innamorato era fiumana». Preparatissimo, ma senza manie di protagonismo, Gerosa godeva della stima di Enzo Biagi, che riconosceva in lui qualcosa di più rispetto ad altri giornalisti: «Con lui si poteva parlare di tutto, era un uomo vero, esplosivo nella sua franchezza. Nei suoi articoli andava al sodo senza formalismi e senza fare sconti a nessuno».

Pure Massimo Franco, inviato politico del Corriere, ha ritenuto che la nascita a Fiume città di frontiera abbia consentito a Gerosa di guardare gli avvenimenti da molteplici punti di vista e di percepire le logiche che stavano a monte di certe prese di posizione. «Guido sapeva ascoltare molto – ancora Franco – ed aveva una curiosità vorace: inviati preparati come lui non ce ne sono più, poiché oggi impera la specializzazione settoriale che spesso è sinonimo di superficialità. La sua esperienza di senatore nelle file socialiste a fine anni Ottanta dimostra che Craxi sapeva anche selezionare persone di grande spessore».

Dopo che Zandel ha ribadito che il cosmopolitismo di Gerosa discendeva proprio dal fatto di essere nato a Fiume («una città in cui anche il più ignorante comprendeva quattro lingue» ha specificato Papetti), Alberto Gerosa ha quindi tracciato un ricordo di suo padre maggiormente intimistico: nel folto pubblico che ha riempito la sala erano presenti tra gli altri il fratello Mario e la madre Adelaide. «Con noi parlava poco di Fiume, solamente quando era prossimo alla morte (avvenuta nel 1999, ndr) papà espresse il desiderio di tornarci. Per lavoro girò in tutto il mondo, ma in area jugoslava andò solamente una volta a Sarajevo e invece si recò spesso a Trieste». E Gerosa era lì anche il 26 ottobre 1954, giorno in cui Trieste tornò italiana dopo le tragiche vicende della Seconda guerra mondiale: riporta quella data la dedica che Biagio Marin gli fece su un libro di poesie che gli donò. Emozionato dal mare di tricolori che sventolavano quel giorno, Gerosa sarebbe tornato a Trieste anche l’anno dopo per seguire l’arrivo della tappa del Giro d’Italia del 1955 che doveva celebrare appunto il ricongiungimento del capoluogo giuliano con l’Italia. «Il suo amore per il cinema iniziò quando frequentava assiduamente il cinema dei cappuccini a Fiume – ricorda ancora il figlio – e negli anni Ottanta mi incaricò di procurargli negli Stati Uniti in videocassetta tutte quelle pellicole che aveva visto in gioventù». Recatosi spesso a Fiume per motivi di lavoro, Alberto Gerosa vi ha cercato i luoghi paterni, anche se effettivamente i bombardamenti avevano raso al suolo la casa di via XXX Ottobre 13 in cui viveva la famiglia Smoquina ed anche un altro fiumano illustre come Leo Valiani.

È stato, infine, proiettato un breve documentario realizzato da Simone Pontini per l’Anvgd ed in cui ai ricordi professionali del giornalista Massimo Fini si succedono altre testimonianze famigliari fornite dai figli di Gerosa: scopriamo così che nei suoi articoli degli esordi Gerosa fu uno dei primi a segnalare l’astro nascente di Mina, alcune delle cui canzoni fanno da colonna sonora al filmato nella reinterpretazione del musicista triestino Umberto Lupi.

Lorenzo Salimbeni