Le dichiarazioni di Milanović fanno ben sperare riguardo i rapporti italo-croati


Il Presidente della Repubblica di Croazia Zoran Milanović ha recentemente espresso delle dichiarazioni molto importanti riguardo la storia istriana. Ci riferiamo agli interventi fatti a inizio maggio in occasione della Giornata della Città di Pola e della Giornata della Città di Umago, ricorrenze ereditate dal calendario civile della Jugoslavia comunista. Tali date, infatti, ricordavano i giorni del 1945 in cui nelle cittadine rivierasche istriane avevano rispettivamente fatto il loro ingresso le truppe titine. È quindi particolarmente significativo che proprio in tali occasioni Milanović abbia dichiarato che «l’Istria non era esclusivamente uno spazio etnico croato, Pola in particolare. Dobbiamo essere sinceri con noi stessi affinché gli altri siano onesti nei nostri confronti e dire che qui c’è stato un cambiamento della popolazione e che è avvenuto un fenomeno che oggi sarebbe denominato in modo diverso. È un fatto che dobbiamo tenere sempre presente. Ciò che all’epoca era normale, oggi sarebbe proclamato catastrofe umanitaria».

In questa maniera ha potuto riallacciarsi all’attualità, denunciando la situazione della comunità croata in Bosnia-Erzegovina, della cui tutela l’Unione Europea si sarebbe disinteressata e, nell’ambito delle trattative per l’adesione agli organismi comunitari, non avrebbe mai richiamato Sarajevo ai suoi obblighi nei confronti delle minoranze.

Dal nostro punto di vista apprezziamo tuttavia che una figura istituzionale croata di primo piano proveniente dal Partito socialdemocratico, in una certa misura erede del partito comunista croato d’epoca jugoslava, abbia riconosciuto la natura prevalentemente italiana della costa istriana al momento dell’occupazione jugoslava. La pulizia etnica conseguente all’esodo è stata correttamente evocata, mentre negli anni scorsi una serie di iniziative prese da alti rappresentanti istituzionali dell’Hdz croato (partito cattolico maggiormente nazionalista) avevano più volte stigmatizzato le violenze e le prevaricazioni compiute dal regime di Josip Broz Tito nel suo consolidarsi anche in ambito croato.

Auspichiamo quindi che a livello istituzionale Roma e Zagabria possano riprendere e completare q            uel percorso di riconoscimento delle reciproche sofferenze avvenuta nell’epoca dei totalitarismi e degli opposti nazionalismi che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il suo omologo croato Josipović avevano avviato al concerto dell’Arena di Pola nel 2011. Portare avanti in maniera organica e coordinata il discorso dell’individuazione delle sepolture di italiani nelle foibe e nelle fosse comuni che si trovano in territorio croato potrebbe rappresentare un prossimo passo da compiere dopo le riesumazioni di Castua e di Ossero.

La Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati auspica pertanto che alla foiba di Basovizza si possa presto assistere ad un altro momento di alto profilo morale e storico, in cui stavolta Sergio Mattarella possa effettuare un minuto di raccoglimento assieme a Milanović.

Giuseppe de Vergottini
Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati