Roma – Villaggio Giuliano-Dalmata


Il Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma sorge nell’area destinata, alla fine degli anni ’30, ad ospitare le maestranze addette alla costruzione dei palazzi degli uffici dell’Esposizione Universale di Roma nel 1942 (dalla quale proviene la denominazione odierna EUR).

Foto aerea del Villaggio nel 1938 (per gentile concessione di EUR S.p.A. – Tutti i diritti riservati)

Adiacente all’EUR, tale area venne denominata Villaggio Operaio E42 ed organizzata in una serie di case basse, articolate in padiglioni a ferro di cavallo. Con lo scoppio della II Guerra Mondiale, l’Esposizione Universale di Roma del ’42 non venne mai realizzata e gli operai abbandonarono i padiglioni.

Il resto è Storia. Storia ancora viva nel Quartiere, tramandata, amara ma ricca di vita e di speranza.
Nel ’45, sulla costa orientale dell’Adriatico, la Jugoslavia occupò l’Istria e la Dalmazia, veneziane da 1000 anni. I beni degli italiani furono confiscati e nazionalizzati e così iniziò il travaglio delle popolazioni Giuliano-Dalmata. Il 10 febbraio 1947 venne firmato il Trattato di Pace tra gli Alleati e l’Italia che sanciva ufficialmente la rinuncia dell’Italia in favore della Jugoslavia di 186 comuni, ovvero buona parte della Venezia Giulia, tutta l’Istria, l’intero Quarnaro e la Dalmazia veneziana. Lo stesso Trattato concedeva, ai cittadini italiani dei territori ceduti, il diritto di opzione sulla cittadinanza, ovvero per rimanere cittadini italiani (sebbene autoctoni da generazioni) dovevano lasciare la terra natia.

Per tutti gli anni ’50 continuò l‘Esodo, e città come Pola, Rovigno, Pirano, Capodistria, Albona, Abbazia, Fiume, Cherso, Lussino, Dignano, Lagosta, Parenzo, Pisino, Zara, ecc. si svuotarono. L’Esodo riguardò complessivamente circa 350.000 cittadini italiani provenienti da cinque province adriatiche: Pola, Zara, Fiume, Trieste e Gorizia, ma lo spopolamento continuò fino alla prima metà dei ‘60, provocando l’abbandono di circa mezzo milione di persone. Molti di loro arrivarono a Roma e si stabilirono nei padiglioni del Villaggio Operaio E42.

Nel ’48, con la trasformazione dei padiglioni in circa 150 appartamenti provvisori, venne inaugurato ufficialmente il Villaggio Giuliano-Dalmata in Roma, alla presenza di Giulio Andreotti, della signora De Gasperi e di numerose altre personalità, accompagnato da un telegramma del Presidente della Repubblica e da una mostra del Comitato per i Rifugiati italiani. Lentamente la capacità abitativa del Villaggio aumentò e la comunità Giuliano-Dalmata, nella speranza di ricostruire ciò che aveva dovuto lasciare sull’altra sponda dell’Adriatico, avviò numerose piccole attività commerciali con il duplice obiettivo di mantenere vive le tradizioni e di fornire occupazione alla propria collettività ed ai vari raggruppamenti rurali sparsi nell’Agro Laurentino.

Negli anni seguenti il quartiere vide un rapido sviluppo. Gli abitanti diedero vita non solo ad esercizi commerciali, ma anche a botteghe artigianali ed attività industriali, a scuole, ad un museo, a monumenti dedicati all’Esodo ed al sacrificio di quelle cinque Province del Confine Orientale d’Italia, alla chiesa parrocchiale ed a punti di aggregazione quali trattorie, bar ed associazioni sportive.

Oggi il Quartiere Giuliano-Dalmata è il simbolo in Roma della triste storia dell’Esodo e delle atrocità perpetrate nei confronti di quelle popolazioni. Ma è anche testimonianza di una rinascita di persone tenacemente attaccate alle proprie radici ed alla vita.

Il Villaggio è stato visitato e commemorato personalmente da due Presidenti della Repubblica (Luigi Einaudi il 30 marzo 1949 e Giovanni Gronchi il 15 maggio 1956), da Paolo VI l’8 aprile del 1973, da Giovanni Paolo II il 29 gennaio 1984 e, per arrivare fino ai nostri giorni, dai Sindaci Francesco Rutelli, Walter Veltroni e Gianni Alemanno.

Il Villaggio Giuliano-Dalmata in Roma, ex Villaggio E42, racconta un pezzo di Storia della nostra Italia, ne è parte integrante e memoria attiva.