Documenti per la Storia


In questa sezione del sito vengono raccolte le fonti che permettono di ricostruire le vicende del confine orientale a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e del periodo del dopoguerra.

I documenti che vengono di volta in volta aggiunti in coda a questa pagina provengono, principalmente ma non esclusivamente, dall’Archivio Centrale dello Stato di Roma. Mentre la documentazione della prossima pagina è stata reperita a cura di Marco Brecevich.

Nell’Archivio Centrale, lo stato di archiviazione dei documenti che riguardano tali vicende è estremamente confuso.

L’intero Archivio Centrale, per quanto riguarda l’argomento in oggetto, è organizzato in fascicoli di notevoli dimensioni (in gergo: ‘buste’), contenenti a loro volta fascicoli più o meno corposi con dentro ‘veline’, rapporti, comunicazioni, telegrammi, lettere, ecc. delle più svariate Istituzioni dello Stato italiano, che vanno dai singoli Comuni (tra questi anche quelli soppressi, come Fiume o Zara), alla Presidenza del Repubblica, dalle Prefetture ai Comandi di Polizia e così via.

Tra i vari documenti di interesse, spiccano quelli dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, che, tra l’altro, operò un censimento meticoloso, comune per comune, persona per persona, di tutti i profughi provenienti da Istria, Quarnaro e Dalmazia. Dietro ad ogni nome si svelano storie umane tragiche e struggenti, aspettative e desiderio di libertà, nonché uno spaccato sociale incredibilmente composito, vivace ed altamente complesso.

L’obiettivo è organizzare quanto più possibile questo materiale e renderlo disponibile a discendenti di profughi, studiosi, curiosi, protagonisti, cittadini di buona volontà che non hanno perso la Memoria dell’italianità dell’Istria e della Dalmazia e, soprattutto, a chi cerca la verità partendo non da interpretazioni teoriche e/o politiche, ma dai dati realmente disponibili e conservati dalla storia.

La documentazione, tratta dall’Archivio Centrale dello Stato, è ricchissima e censisce ogni provincia italiana. Quella riportata in questa sede è solo un esempio di ciò che è stato reperito fino ad ora.

Scarica i file:

1 – Censimento_Profughi_Avellino_1954 – Nel 1953-54 l’Opera Nazionale di Assistenza Profughi Giuliani e Dalmati, diede vita ad un censimento articolato su tutto il territorio nazionale avente come obiettivo l’identificazione dei profughi insediati nei vari Comini italiani. Il metodo utilizzato consisteva con una velina inviata dall’Opera ad ogni Comune e questi, a loro volta, predisponevano una risposta in base alle informazioni ricevute da quelle Istituzioni sul territorio di competenza. Il documento allegato contiene le risposte positive per i profughi giuliani dalmati insediati nella provincia di Avellino.

2 – Movimento_Campi_Profughi_Campania – La Divisione Affari Riservati del Ministero dell’Interno monitorava costantemente (mensilmente) il flusso di profughi nei diversi campi. Nel documento riportato sotto, reperito presso l’Archivio Centrale dello Stato, vengono riportate le veline di comunicazione del 31/1/1952 e del 29/2/1952 per i campi profughi di: Pagani (Salerno), Capua (Caserta), Mercatello (Salerno), S. Antonio (Salerno), Aversa (Caserta), Bagnoli (Napoli). Si noti la consistenza dei profighi di nazionalità Jugoslava che è dello stesso ordine di grandezza e, comunque, poco inferiore, a quello dei profughi Giuliano-Dalmati. A tale proposito, si ricorda che i profughi dai territori ceduti alla Jugoslava, venivano classificati come ‘italiani’ fino al 1947 e/o in base al diritto di opzione esercitata negli anni successivi presso le autorità Jugoslave, mentre per la Zona B, fino a tutti gli anni ’60. Molti di loro, quindi, pur essendo dichiaratamente di lingua e nazionalità italiana, dagli anni cinquanta in poi, vennero invece classificati come “Jugoslavi”. È verosimile, pertanto, che tra i profughi ‘jugoslavi’ siano comprese molte persone di lingua italiana proveniente da Istria, Fiume e Dalmazia. Se questa ipotesi fosse confermata, il numero complessivo del flusso di profughi giuliano-dalmati dovrebbe essere rivisto con maggior accuratezza.

 3 – Deportazioni_in_Venezia_Giulia_1959 – Il testo qui riportato proviene dall’Archivio Centrale dello Stato, è stato originato dal ‘Comitato Italiano per lo studio del problema dei rifugiati’  e riporta, come asserisce la prefazione del curatore, Gianni Bartoli: “un primo elenco di di nominativi, ed ha lo scopo di spronare gli Organi di Governo, la ‘Consulta dei Comini’, le ‘famiglie di esuli’ e tutti coloro che ancor oggi hanno viva nel cuore e nella mente la tragedia giuliana – che non ha precedenti nella storia dei popoli cicvili – a completarlo”.

4 – Rilevazioni statistiche dei profughi Giuliano-Dalmati nelle province di: ALESSANDRIA – BERGAMO – BOLOGNA – BOLZANO – BRESCIA – BRINDISI – CAGLIARI – CALTANISSETTA – CAMPOBASSO – CASERTA – CATANIA – CATANZARO – CHIETI – COMO – COSENZA – CREMONA – CUNEO – ENNA – FERRARA – FIRENZE – FOGGIA – FORLI.

5 – Io Non Dimentico – Documentazione reperita a cura di Marco Brecevich – Ecco un elenco degli italiani infoibati dai titini nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre. Accanto ad ogni nome è specificato il lavoro svolto dall’ucciso: come si può notare, gli slavi si accanirono soprattutto contro i ceti dirigenti e la media borghesia. L’elenco è tratto dalla documentazione ufficiale pubblicata a guerra finita su “Difesa Adriatica”, organo dei profughi dalmati e giuliani. Ricordiamo che negli anni ’60 il sindaco di Trieste, Gianni Bartoli, basandosi sui dati dell’ufficio anagrafico, stilò un elenco di 4.122 scomparsi. Secondo il professor Spazzali il numero degli infoibati dovrebbe essere attorno ai 4.500/5000. Per il tenente colonnello inglese De Gaston, capo del Patriots Office (testimonianza riportata da Paolo Caccia Dominioni in “Alpino alla Macchia”) “I soli infoibati furono circa 9.800, di cui oltre 4000 civili, donne e bambini compresi.”