L’Unione Europea sollecita la Slovenia a ricordare le vittime della violenza comunista.


Una risoluzione del PPE presto al voto dell’aula a Bruxelles.

La Commissione permanente per le petizioni presso il Parlamento europeo, ha votato una bozza di risoluzione presentata da PPE, in cui si chiede alla Slovenia di “rispettare e preservare la memoria delle vittime del periodo comunista del dopoguerra”, ovvero durante il regime di Tito. 17 i voti favorevoli e uno contrario che permettono al documento di approdare in aula già nei prossimi giorni. Toccando questioni che risultano ancora molto delicate da trattare, si chiede al governo di Lubiana di “continuare ad investigare per trovare i luoghi di sepolture di massa” senza smettere di “raccogliere le prove dei crimini compiuti dal regime comunista jugoslavo”. Stigmatizzando l’abolizione da parte slovena della Giornata nazionale per il ricordo delle vittime della violenza comunista, definito nella risoluzione un passo indietro, si esorta a cercare documenti inerenti ai tragici fatti del dopoguerra, negli archivi dei servizi segreti e di dedicare memoriali in onore delle vittime in quanto “tutti i crimini dell’umanità devono essere trattati allo stesso modo” senza distinzione alcuna tra quelli del nazifascismo e del comunismo. Principale sostenitrice della risoluzione, Romana Tomc eurodeputata del Partito Popolare Europeo. Un secco no al documento è giunto da diversi europarlamentari sloveni socialdemocratici, Verdi e di Renew Europe, che, preannunciando ostruzionismo in aula, hanno parlato di attacco al governo nazionale al fine di politicizzare un tema sensibile con “un tentativo di falsificare la storia ed acuire le fratture interne”. Un sollevamento di scudi che fa riflettere su quanto ancora si tratti di argomenti da relegare in un cassetto della storia, nonostante gli enormi sforzi quotidianamente compiuti verso una memoria finalmente condivisa, come dimostrano anche gli innumerevoli appuntamenti transfrontalieri, nell’ambito di Go! 2025. Quando si parla degli orrori compiuti dal regime comunista, questi sembrano dover ancora godere di una sorta di immunità da parte dell’opinione pubblica, quasi come se gli eccidi compiuti e l’esodo di migliaia di persone dalle proprie terre, fossero stati meno gravi delle altrettanto tragiche morti del nazismo. “Stiamo costantemente lavorando affinché la verità storica, in ogni sua sfaccettatura, con la rappresentazione di tutte le vicende che hanno contraddistinto il secondo conflitto mondiale e il dopoguerra, diventi patrimonio culturale di ognuno” – afferma in una nota Renzo Codarin, presidente di FederEsuli – “E’ giunto il momento di superare la ritrosia e le chiusure nell’affrontare alcuni argomenti ritenuti ancora scomodi: la storia va finalmente conosciuta nella sua interezza, nel rispetto di tutte le vittime. Senza differenza alcuna”.