In merito all’assegnazione del Premio Patroni 2025 da parte della città isontina, al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella e all’ex Presidente sloveno Borut Pahor, abbiamo chiesto al Sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, un commento:
“Da noi giunge un apprezzamento ai due Presidenti effettivo ed emerito, Mattarella e Pahor per aver accolto il conferimento del riconoscimento più prestigioso della città di Gorizia in senso esteso, perché espresso non soltanto dal Sindaco e dall’Assessore alla Cultura, ma anche dalla Camera di Commercio, dal Diaconato, dalla Fondazione Cassa di Risparmio, dal Consorzio per lo sviluppo degli studi universitari, da tutto il territorio”. Parlando del gesto della mano nella mano che ha sottolineato la visita dei Presidenti a Trieste nel 2020, Ziberna lo definisce “un’icona dei nostri tempi, che rappresenta un grandissimo rapporto di stima, affetto e amicizia tra i due capi di Stato, ma anche quello che è il simbolo stesso della Capitale europea della Cultura: la condivisione non tanto della memoria, che sappiamo essere soltanto parzialmente condivisibile, ma del dolore patito dalle nostre popolazioni, al di qua e al di là del confine. Il pensiero rivolto al futuro dei nostri figli, deve farci superare i fatti accaduti ottant’anni fa, in quanto non possiamo restare inchiodati al passato. Questo riconoscimento verrà accettato anche da parte Slovena, perché sottolinea una volta di più, quanto i due Presidenti siano stati e siano vicini a Gorizia e Nova Gorica, prima nel percorso per la candidatura e oggi, nell’essere Capitale Europea della Cultura per il 2025”.
Un concetto, quello rappresentato dal riconoscimento conferito da Gorizia, condiviso da Fabio Tognoni, Vicepresidente di Federesuli: “Il gesto delle mani unite dei capi di Stato, sia precursore di ciò che è il superamento delle frontiere, delle lingue diverse, volto a creare un prezioso collegamento tra le culture e i modi di aver interpretato la storia fino ad oggi”. Per Tognoni, l’unione di intenti rappresentata dalla comune visione di Matterella e Pahor, offre la possibilità di dialogare per un’interpretazione unanime dei fatti storici, volta a far sì che si possa intendere quello che “noi abbiamo sempre pensato in antitesi a ciò che pensavano gli altri: un’apertura affinché i fatti della storia possano essere, se non condivisi, quanto meno assimilati come una realtà mai presa in considerazione”. Tognoni parla di un nuovo modo di insegnare la storia “con una visione diversa che consideri le concause all’origine delle vicende di allora, ossia l’aver interpretato le ideologie del fascismo e del comunismo nella maniera peggiore”.