Un fumetto dedicato alla vita di Nazario Sauro


L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha pubblicato con il contributo della L. 72/2001 “Nazario Sauro. Figlio dell’Istria, eroe d’Italia”, un fascicolo pensato soprattutto con finalità didattiche e divulgative contenente non solo la storia a fumetti di Nazario Sauro, ma anche schede di approfondimento e di inquadramento storico.

Disegnato da Marco Trecalli su soggetto e sceneggiatura di Emanuele Merlino, quest’opera è stata realizzata con la collaborazione del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM di Trieste) e della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, nonché con il patrocinio del Comitato 10 Febbraio e di Coordinamento Adriatico Aps.

Riportiamo di seguito la prefazione scritta dal Presidente di FederEsuli, Prof. Avv. Giuseppe de Vergottini.  

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Recuperare la memoria della Prima guerra mondiale attraverso Nazario Sauro

Il centenario della Prima guerra mondiale non ha lasciato dietro di sé un impatto tanto profondo nell’opinione pubblica. Non sono mancati momenti di approfondimento tra gli addetti ai lavori, convegni di studio di alto profilo accademico e scientifico e anche confronti tra studiosi provenienti da diverse formazioni culturali e nazionali che hanno consentito di comparare i diversi approcci al conflitto, le retoriche nazionali, le conseguenze sociali e le ri­forme istituzionali che lo stato di guerra ha generato.

Tuttavia ad un livello più ampio e divulgativo, possiamo parla­re di un’occasione sprecata. L’esistenza di una Seconda guerra mondiale fa capire che ce n’è stata una Prima, ma il fatto che il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 abbia tolto all’Italia gran parte delle conquiste ottenute allora a caro prezzo, ha contribuito, parallelamente all’estinzione per motivi anagrafici dei reduci, a far sprofondare nel silenzio quella guerra che portò a compimento il percorso risorgimentale. La necessità di presentare il 25 aprile come una vittoria portò ad occultare i risultati di quella che fu una vittoria dell’Italia compattatasi e perfezionatasi come nazione nelle trincee del Piave dopo Caporetto. Lasciare nell’oblio le an­nessioni giunte al termine della guerra 1915-’18 serviva a non do­ver giustificare le cessioni di trent’anni dopo, cessioni che poco si addicevano ad un Paese che si dichiarava vincitore quando invece aveva firmato la propria debellatio già con gli armistizi del 1943 e la sua sorte era affidata alla benevolenza delle potenze davvero vincitrici del conflitto.

Sarebbe stato invece opportuno negli anni dal 2015 al 2018 spie­gare agli italiani che sull’altra sponda dell’Adriatico c’era una comunità italiana presente da secoli, con la sua cultura, le sue tradizioni ed i propri dialetti italici. Così come sarebbe stato ne­cessario far uscire Francesco Giuseppe dalla patina di bello sposo dell’Imperatrice Sissi ed illustrare che l’impero degli Asburgo nei suoi ultimi decenni non era un’Austria Felix da operetta, bensì una polveriera di nazionalismi che il governo di Vienna sfruttava contrapponendo gli uni agli altri a seconda delle proprie conve­nienze politiche. In tale contesto i nostri connazionali vedevano erodere le proprie posizioni a vantaggio di altri gruppi naziona­li presenti sullo stesso territorio, come gli sloveni e i croati, che dimostravano un legame più profondo con l’autorità imperiale o non covavano propositi separatisti. Chiarire tale scenario avrebbe contribuito anche a meglio comprendere gli antefatti ed i presup­posti che portarono alle stragi delle foibe ed alle questioni colle­gate al Giorno del Ricordo.

Le associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati hanno ce­lebrato nel 2016 in collaborazione con la Marina Militare ed altre istituzioni il centenario della morte di Nazario Sauro, impiccato a Pola il 10 agosto 1916 in quanto agli occhi delle autorità au­stro-ungariche disertore e traditore. Presentare adesso la sua sto­ria a fumetti consente di rivolgersi ad un pubblico giovane in ma­niera semplice ed immediata, auspicando di fornire informazioni e di stimolare interessi.

La figura di Nazario Sauro fornisce, infatti, innumerevoli spunti di riflessione anche nell’attualità. È un patriota che nell’epoca de­ gli opposti nazionalismi che si contendono terre multiculturali e multietniche va a combattere per una nazionalità oppressa come quella albanese. Coltiva e trasmette ai figli un grande amore per la Patria, ma si tiene lontano da associazioni e partiti, aspettando di poter entrare in azione e dare il suo contributo combattendo in prima persona, tanto da meritarsi l’appellativo di Garibaldi dell’Istria. Non si impegnò ad inquadrare i giovani della comu­nità italiana in organizzazioni nazionaliste come fecero i giova­ni mazziniani guidati dal suo concittadino Pio Riego Gambini e non ha percorso l’Italia facendo comizi interventisti come Cesare Battisti, finito sul capestro austriaco poche settimane prima di lui. Il marinaio Nazario Sauro sapeva navigare, conosceva le rot­te adriatiche e questo fu il contributo che mise generosamente a disposizione della Marina fino alla cattura ed al processo che lo condannerà a morte.

Una figura genuina e schietta, un uomo del popolo che con il suo vissuto dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che gli ideali risorgimentali e le pulsioni irredentiste non erano prerogativa di una ristretta classe dirigente altolocata e bene istruita. Il marinaio Nazario Sauro che scrive al primogenito Nino (come il genera­le garibaldino Bixio) affinchè trasmetta ai suoi fratelli e sorelle (dai nomi altrettanto evocativi di Libero, Anita – come la mo­glie di Garibaldi – Italo e Albania) l’amor di Patria rappresenta il paradosso dell’italianità adriatica alla vigilia della Prima guerra mondiale. Se al termine delle guerre d’indipendenza Massimo D’Azeglio riconosceva che l’Italia era stata fatta, ma restavano da fare gli italiani, nell’Adriatico orientale ancora sottomesso all’Au­stria-Ungheria gli italiani erano già fatti, bisognava fare arrivare l’Italia.

Giuseppe de Vergottini